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Yearly Archives: 2020
Sulla soglia della lontananza, antologia poetica
L’angolo del poeta: intervista a Chiara Rantini di Benedetto Ghielmi
“L’ANGOLO DEL POETA”: spazio dedicato ai poeti e alla poesia a cura di Benedetto Ghielmi.
Qui potete ascoltare la lunga intervista a cura di Benedetto Ghielmi che verte sui temi della poesia, della ricezione della stessa e della mia poetica in generale.
Recensione a LA RESA DELLE OMBRE
Con gioia annuncio che è stata pubblicata sul blog All colours of romance una ottima recensione al mio romanzo a cura di Gabriella La Rosa.
Qui il link per leggerla integralmente:
La stanza della poesia: JOHANNA FINOCCHIARO
La poetessa emozionale Johanna Finocchiaro https://www.poetiemozionali.it/johanna-finocchiaro.php ci presenta alcune delle sue poesie tratte dall’ultima raccolta Clic.
Buona lettura!
SE SOLO VOLESSI
Non sei stanco di negare
Di emigrare
Sfiorare
un’anima in transito senza le gambe?
Non sei stanco di pesare sospiri
Di pesare i pensieri
Erigere muri,
un corpo di stoffa senza le mani?
Non sei affranto per queste partite
Giocate e perdute
Di certo truccate,
un breve rimorso senza le labbra?
Se solo volessi rispondere
A te e a nessun altro
Sarebbe come scrivere,
per penna il cuore, al centro.
L’ACQUA CHE SCORRE
Sei come l’acqua.
Sei come l’acqua che scorre. Calda, fredda. Calda, Fredda. Rovente, sovente.
Culla di civiltà perse ma non perdute. Radice di case stanche. Veraci. Imperfette. Belle:
intonaco e crepe.
Osservo dal basso la materia di cui sei fatta.
Di cui non sono fatta.
E gli altri non sanno, ignoranti.
Non lo sanno.
Che ne sanno?
Mi riconoscono, in te. Sorridono, dicendolo. Sorridi tu, credendolo.
Gracchiano, le voci, sul viso mio. Attraversano, stridendo, il tuo.
Che spessi strati di tempo hanno incrostato. Ed un giorno in più, oggi.
Ti donano tutti quanti.
Loro non sanno.
La materia di cui sei fatta.
Di cui non sono fatta.
Gelosia e fierezza nello stesso bicchiere. Amaro il suo sorso, di fiele. Scolo di getto, scolo il fiele. Percorre la gola tutta.
A te non serve.
Sei come l’acqua. Rinvigorisci, rinfreschi, ravvivi.
Senza chiedere e senza bussare, racchiusa in argini rotti.
Sei l’acqua. Che mi scorre in vena. Invano.
Vene varicose, malate, viola. Fanno male.
E fai male tu, talvolta, onda d’urto ed urto d’onda, sulle pareti deboli d’esse.
Le riempi, dondolando, come riempivi i miei occhi, freschi. Appena sbocciati. Incolori.
Di latte.
Sei l’acqua che scorre. Bollente, marchiata d’estate; gelata, scolpita d’inverno.
Levighi e rinnovi e affoghi e lenisci e distruggi. A tuo gusto, a tuo comando,
talvolta al mio, che mi ribello e cambio e camuffo quegli occhi, cresciuti dal male e marciti.
Occhi che non riempi più. Neri. Di sale.
Bruci, acqua; disinfetti ferite che son difetti. Che son pazzia.
Impavida, senza elmo, segnata la carne tua dalla vendetta mia.
Guida maldestra, sovversiva maestra, unicorno di mare.
Ti seguono ancora quegli occhi neri sul cammino, a tratti tracciato, secco;
il sale, intanto, cade.
Perché? Istinto. Sopravvivenza.
Sei l’acqua.
E calda e fredda son io, come e per te.
Sei.
Bollente. Gelata.
Mi scappi di mano ma resti. A piccole gocce, piccola vita. Stremata, nei deserti,
anche allora, rischio.
Avventure già morte in partenza.
Eppure resti. Mi aspetti. Mi salvi. A piccole gocce, piccola vita.
Sei come l’acqua che scorre.
Scorri.
È amore
CLIC
Ho una madre. Un padre. Un fratello. Un nipote. Un tetto, un libro in testa, un libro in mano;
ho due mani.
Un gatto, grande e robusto, nero, un letto, tre sogni a dir poco.
Quattro o cinque a dir il vero.
Ho un Dio che mi ha creata a Sua immagine e di cui non ho sembianze.
Ho un tamburo che danza rituale e sbraita meschino di notte.
Ho un mondo. Il più delle volte, le volte buone.
E ricordo a me stessa quel mondo. Dovrei amarlo. Dovrei sentirlo. Dovrei staccarmi da terra, messaggera alata
e trovarlo.
Il panorama autentico, scevro d’egoismo. Mio. Mitologico.
Volare sopra di me, senza di me, concentrare la vista sul fuoco.
La scintilla: palesemente necessaria.
Ma proprio non può, no, prendersene merito. Della luce. Che da quella partenza cresce e muta e si ribella. E va, evaporando.
Io, io non lo posso fare. Non più. Comincio a capire.
E a fuggire dalla luce, lei, mia, che rendo buia perché buia sono. Ancora senz’ali.
Non sento niente e non so perché.
Umana compassione cercasi.
E le tragedie, anch’esse, non turbano. Non urtano. Le viscere non mi pungono.
Ma neppure son pazza, oggi, non son io quella pazza.
Un clic. Qualcosa in me ha fatto clic e non ritorna. Indietro.
Sciolgo i capelli, fili spezzati di un nastro nero alla luce di luna.
Dicembre comincia e prosegue la nenia.
Anemica di cuore, anemica d’amore.
La rima non é originale. La rima non era prevista.
Frugo e scavo e graffio ma non trovo. Quel geniale modo, il migliore, di confessare. Confessare.
Confessare che non sento niente e so perché.
Clic
Prima di “La resa delle ombre” – Alcuni racconti in formato video
“La resa delle ombre” è stata pubblicata nel maggio del 2018. Precedentemente però mi ero “esercitata” e divertita a scrivere brevi racconti poi apparsi in varie antologie.
Alcuni di questi, limitatamente agli estratti, sono stati narrati in un bel video realizzato dall’amica poetessa emozionale Brigida Liparoti.
I racconti sono:
L’ultima festa del paese, pubblicato nell’antologia Racconti Toscani anno IV, Historica ed., 2017
Figlia della luna edito da Panesi ed. nell’antologia Oltre i Media., 2016
La dama rossa, pubblicato nell’antologia Qualcosa di rosso, Alcheringa ed., 2016
Buona visione!
La nuova antologia di AFFLUENTI (volume secondo)
È disponibile nello store della casa editrice Ensemble, la nuova (seconda) antologia di Affluenti Nuova Poesia Fiorentina.
All’interno, sono contenute due mie poesie : Ebbro di canto e Westerbork
Divag-azione estiva nel verde Mugello: Paterno e Cerreto Maggio
Paterno è un borgo di poche case sovrastato da una ex cava di pietra. Si trova a pochi chilometri da Vaglia e dalla statale che proviene da Firenze.
Da Paterno seguiamo le indicazioni per Cerreto Maggio su strada asfaltata vicino al corso del Borro dei Granchi.
Dopo le prime case, la strada diventa sterrata e ombrosa.
Superato il ponte sul borro, il percorso torna asfaltato e in salita. Dopo alcuni tornanti su cui si affacciano delle splendide ginestre in fiore, appare il profilo del campanile della pieve di Cerreto Maggio.
In prossimità della chiesa, abbandoniamo la strada principale per visitare l’edificio religioso, oggi disgraziatamente, in stato di abbandono.
Facendosi largo tra erbe infestanti è possibile fare il periplo della pieve scoprendo il suo caratteristico impianto romanico. Purtroppo non è visitabile all’interno.
Lasciata la chiesa e il monumento ai Caduti posto in alto davanti all’edificio religioso, proseguiamo sul percorso principale ignorando a sinistra la diramazione per Pescina (sentiero n. 7).
Ora è una soleggiata carrareccia che sale tra radi boschetti e campi coltivati. Il paesaggio è davvero bucolico.
Raggiunte alcune case e salutato uno splendido asinello, il sentiero arriva ad un trivio: a sinistra inizia il sentiero 8 per Volmiano e Legri, ancora più sinistra troviamo il sent. 00 verso Monte Morello, a destra sempre lo 00 che prosegue in direzione del M.te Gennaro e il passo delle Croci di Calenzano.
Per il momento, la nostra escursione termina qui in attesa di essere ripresa in tutte le direzioni.
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Divag-azione: Nella selvaggia valle del torrente Carzola
Il nostro itinerario parte dalla chiesa di Cercina, piccolissimo paese alle pendici di Monte Morello raggiungibile con i mezzi pubblici da Firenze e termina sulla strada statale Faentina poco dopo Vaglia dove sono presenti i bus extraurbani per fare ritorno nel capoluogo toscano.
Da Cercina, sede di una prestigiosa pieve medievale, il percorso sale su strada asfaltata secondaria in direzione del boscoso crinale del Monte Morello seguendo le indicazioni per “Cappella di Ceppeto”.
Dopo la prima ascesa, la strada volta decisamente a destra e sempre in leggera salita, dopo aver lambito alcune case abitate giunge nei pressi di un casale abbandonato da cui, pochi metri più avanti, sulla sinistra inizia il sentiero che in breve tempo, passando tra ginestre in fiore, conduce alla Cappella di Ceppeto, piccolo gioiello architettonico con la facciata a capanna.
Attraversata la strada provinciale, andando in direzione del bar ristorante Consumi, occorre prendere la strada in discesa indicata col segnavia n.6. La via è una sterrata in pessime condizioni che scende molto ripida fino ad una curva dove sulla destra inizia un sentiero abbastanza largo all’inizio che si inoltra nel bosco.
Dopo pochi metri la traccia si restringe e finalmente troviamo i primi segni biancorossi del CAI sui tronchi degli alberi. Dopo aver attraversato il bosco, il sentiero giunge presso alcune case isolate a mezza costa in posizione dominante sulla valle del Carzola.
Qui il sentiero 6 incontra il 68 proveniente dalle Case Starniano. Continuando a seguire il 6, comincia una ripida discesa che in poco tempo porta al guado sul torrente Carzola.
Il corso d’acqua scorre in un ambiente molto suggestivo sotto la fitta copertura di un bosco di frassini, olmi e carpini. Il sentiero 6 segue il torrente discostandosi di poco e guadandolo più volte. Quindi, dopo una leggera risalita dalla valle, si immette sulla strada sterrata che proviene dal paese di Pescina. In breve viene raggiunto il paese di Paterno, costruito sulle rive del torrente Carzola e caratterizzato dalla presenza di una ex-cava di pietra.
Per raggiungere il bivio sulla Faentina da cui transitano i bus provenienti da Vaglia e diretti a Firenze, dobbiamo percorrere un paio di chilometri su strada asfaltata totalmente priva di traffico.
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