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Yearly Archives: 2025

Come la pioggia

Sulle montagne artiche. “Il pastore d’Islanda” di G. Gunnarsson

Gunnar Gunnarsson, Il pastore d’Islanda, Iperborea, Milano, 2016 (prima edizione) Recensione di Chiara Rantini Il pastore d’Islanda è un racconto lungo in cui si narrano le vicende di Benedikt, un uomo di 54 anni che, ormai da 27 anni, all’inizio di ogni inverno, nel periodo dell’Avvento, lascia la costa islandese dove abita per addentrarsi sugli […]

Boris Borisovič Ryžij. L’ultimo poeta sovietico e il primo di nuova generazione

di Chiara Rantini Quest’anno ricorre il ventennale della morte del poeta russo Boris Borisovič Ryžij. Molto conosciuto in patria, in Europa e soprattutto in Italia, è noto solo agli addetti ai lavori e a chi s’interessa di letteratura russa contemporanea. Poeta di un’epoca di transizione, resta ai margini proprio perché difficilmente inquadrabile in un movimento […]

“Qualcuno si ricorderà di noi”, un testo teatrale di Alessia Pizzi

Alessia Pizzi, Qualcuno si ricorderà di noi, testo teatrale, Fusibilia Libri, 2020 Ispirandosi all’antichità greca, Alessia Pizzi ci conduce in una pièce di un solo atto a colloquio con tre poetesse di età ellenistica: Erinna, Anite e Nosside. Vittime di un ingiustificato oblio, l’autrice compie la lodevole operazione di portare all’attenzione dei lettori la loro […]

Stefano Fortelli e la dark-poetry

INTERVISTA a cura di Chiara Rantini Chi è Stefano Fortelli? Quando ha avuto inizio la passione per la scrittura e perché? Ammesso che Stefano Fortelli esista, oggi è in larga parte la personalità che si evince dai suoi scritti. Ho cominciato a scrivere circa sette anni fa, ma non mi sento appassionato di scrittura più […]

COCCI DI BOTTIGLIA, silloge di Benedetto Ghielmi

Benedetto Ghielmi, Cocci di bottiglia, 2000diciassette ed., 2020 Cocci di bottiglia è la prima raccolta poetica di Benedetto Ghielmi, autore molto attivo nel panorama degli scrittori emergenti. Già dal titolo, si ha la sensazione di entrare in un mondo frantumato dove però, l’intenzione del poeta è quella di ricomporre ciò che è andato in pezzi. […]

VOCI DAL SILENZIO, storie di eremiti contemporanei

Asceti della contemporaneità, gli eremiti di oggi sono persone che, in controtendenza, scelgono la via del silenzio, una via solitaria che non è fatta di solitudine ma di profonda conoscenza di sé e del prossimo. Una vita che si sottrae al diktat dell’efficienza e della velocità e sceglie l’attesa, la contemplazione.
“Eremos” è il deserto. Ciascuno di noi ha un deserto interiore che però può trasformare in giardino, in luogo di incontro anche all’interno di una vita solitaria.
Tutto sa di autentico nelle voci che raccontano esistenze diverse dall’ordinario dove ciò che accade (piacevole o spiacevole) viene accolto con grazia, con intelligenza, come segno di qualcosa che non sempre è comprensibile.
La natura è madre, talvolta un po’ severa ma comunque sempre benevola. Nella scelta di vivere semplicemente, con ciò che è essenziale, c’è la volontà di togliersi le maschere (del benessere, degli agi…) e di mettersi a nudo. La bellezza vera non ha orpelli : è nuda nella sua autenticità.

“La solitudine è il momento in cui ho bisogno di stare solo per rimisurare bene il mio rapporto con il cielo, con l’uomo, con il creato. Quindi la solitudine è solo un momento in vista della compagnia, della comunione. (…) Il silenzio è ciò che dà valore alla parola perchè nel silenzio ti accorgi di quante parole inutili dici o potresti dire, pensi o potresti pensare.”

Joshua Wahlen, Alessandro Seidita, Voci dal silenzio. Un viaggio tra gli eremiti d’Italia, ed. TEA, Milano, 2021

SCRIVERE, perché? Soprattutto poesia

Ricercate la ragione che vi chiama a scrivere; esaminate se essa estenda le sue radici nel più profondo luogo del vostro cuore, confessatevi se sareste costretto a morire, quando vi si negasse di scrivere – scrive Rainer Maria Rilke

Riprendo a scrivere su questo blog dopo molto tempo di silenzio. La scrittura, in verità, non è mai cessata, ma per un bisogno di raccoglimento, era tornata sulla carta, spinta dal vigore della penna.

Inchiostro su carta. Manoscritto.

Ora invece può tornare a manifestarsi e comincerò proprio da una riflessione sul senso della scrittura, in particolare dello scrivere versi.

In questi giorni si è fatto più forte il bisogno di versificare. Sentivo una spinta creativa.

La poesia crea; chi scrive è solo uno strumento, una sorta di profeta o messaggero. Questa è la parte mistica della scrittura poetica. L’esigenza non è quella di espellere delle parole dal proprio corpo, parole qualsiasi…No, il bisogno nasce da una ricerca (di cosa non è facile capire) che muove verso una purezza, una cristallina forma in cui le parole sono ridotte all’osso, all’essenziale, alla nudità.

Sì, forse è proprio la nudità l’oggetto della ricerca, intesa come semplicità, ciò che è, e non può essere niente di altro.

Tutti gli orpelli cadono, le aggiunte superflue si ritirano

né vento / né acqua dispersa / né passo incerto / che possa / far tracimare il vaso

Leggete Rilke, Robert Walser, Cristina Campo e i mistici spagnoli del Seicento. Troverete la chiave dell’essenzialità.