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La stanza della poesia: JOHANNA FINOCCHIARO
La poetessa emozionale Johanna Finocchiaro https://www.poetiemozionali.it/johanna-finocchiaro.php ci presenta alcune delle sue poesie tratte dall’ultima raccolta Clic.
Buona lettura!
SE SOLO VOLESSI
Non sei stanco di negare
Di emigrare
Sfiorare
un’anima in transito senza le gambe?
Non sei stanco di pesare sospiri
Di pesare i pensieri
Erigere muri,
un corpo di stoffa senza le mani?
Non sei affranto per queste partite
Giocate e perdute
Di certo truccate,
un breve rimorso senza le labbra?
Se solo volessi rispondere
A te e a nessun altro
Sarebbe come scrivere,
per penna il cuore, al centro.
L’ACQUA CHE SCORRE
Sei come l’acqua.
Sei come l’acqua che scorre. Calda, fredda. Calda, Fredda. Rovente, sovente.
Culla di civiltà perse ma non perdute. Radice di case stanche. Veraci. Imperfette. Belle:
intonaco e crepe.
Osservo dal basso la materia di cui sei fatta.
Di cui non sono fatta.
E gli altri non sanno, ignoranti.
Non lo sanno.
Che ne sanno?
Mi riconoscono, in te. Sorridono, dicendolo. Sorridi tu, credendolo.
Gracchiano, le voci, sul viso mio. Attraversano, stridendo, il tuo.
Che spessi strati di tempo hanno incrostato. Ed un giorno in più, oggi.
Ti donano tutti quanti.
Loro non sanno.
La materia di cui sei fatta.
Di cui non sono fatta.
Gelosia e fierezza nello stesso bicchiere. Amaro il suo sorso, di fiele. Scolo di getto, scolo il fiele. Percorre la gola tutta.
A te non serve.
Sei come l’acqua. Rinvigorisci, rinfreschi, ravvivi.
Senza chiedere e senza bussare, racchiusa in argini rotti.
Sei l’acqua. Che mi scorre in vena. Invano.
Vene varicose, malate, viola. Fanno male.
E fai male tu, talvolta, onda d’urto ed urto d’onda, sulle pareti deboli d’esse.
Le riempi, dondolando, come riempivi i miei occhi, freschi. Appena sbocciati. Incolori.
Di latte.
Sei l’acqua che scorre. Bollente, marchiata d’estate; gelata, scolpita d’inverno.
Levighi e rinnovi e affoghi e lenisci e distruggi. A tuo gusto, a tuo comando,
talvolta al mio, che mi ribello e cambio e camuffo quegli occhi, cresciuti dal male e marciti.
Occhi che non riempi più. Neri. Di sale.
Bruci, acqua; disinfetti ferite che son difetti. Che son pazzia.
Impavida, senza elmo, segnata la carne tua dalla vendetta mia.
Guida maldestra, sovversiva maestra, unicorno di mare.
Ti seguono ancora quegli occhi neri sul cammino, a tratti tracciato, secco;
il sale, intanto, cade.
Perché? Istinto. Sopravvivenza.
Sei l’acqua.
E calda e fredda son io, come e per te.
Sei.
Bollente. Gelata.
Mi scappi di mano ma resti. A piccole gocce, piccola vita. Stremata, nei deserti,
anche allora, rischio.
Avventure già morte in partenza.
Eppure resti. Mi aspetti. Mi salvi. A piccole gocce, piccola vita.
Sei come l’acqua che scorre.
Scorri.
È amore
CLIC
Ho una madre. Un padre. Un fratello. Un nipote. Un tetto, un libro in testa, un libro in mano;
ho due mani.
Un gatto, grande e robusto, nero, un letto, tre sogni a dir poco.
Quattro o cinque a dir il vero.
Ho un Dio che mi ha creata a Sua immagine e di cui non ho sembianze.
Ho un tamburo che danza rituale e sbraita meschino di notte.
Ho un mondo. Il più delle volte, le volte buone.
E ricordo a me stessa quel mondo. Dovrei amarlo. Dovrei sentirlo. Dovrei staccarmi da terra, messaggera alata
e trovarlo.
Il panorama autentico, scevro d’egoismo. Mio. Mitologico.
Volare sopra di me, senza di me, concentrare la vista sul fuoco.
La scintilla: palesemente necessaria.
Ma proprio non può, no, prendersene merito. Della luce. Che da quella partenza cresce e muta e si ribella. E va, evaporando.
Io, io non lo posso fare. Non più. Comincio a capire.
E a fuggire dalla luce, lei, mia, che rendo buia perché buia sono. Ancora senz’ali.
Non sento niente e non so perché.
Umana compassione cercasi.
E le tragedie, anch’esse, non turbano. Non urtano. Le viscere non mi pungono.
Ma neppure son pazza, oggi, non son io quella pazza.
Un clic. Qualcosa in me ha fatto clic e non ritorna. Indietro.
Sciolgo i capelli, fili spezzati di un nastro nero alla luce di luna.
Dicembre comincia e prosegue la nenia.
Anemica di cuore, anemica d’amore.
La rima non é originale. La rima non era prevista.
Frugo e scavo e graffio ma non trovo. Quel geniale modo, il migliore, di confessare. Confessare.
Confessare che non sento niente e so perché.
Clic
La stanza della poesia: Ugo Mauthe
Ugo Mauthe, Ora di punta
Ora di punta
ombre fantasmi mille miraggi
anelli corone del mondo
curve paraboliche intasate di sogni
vivere è un’ora di punta
(da “il silenzio non tace”, Edizioni Ensemble)
Ugo Mauthe è un pubblicitario con una lunga storia professionale come copywriter, direttore creativo e docente di comunicazione. Accanto alla scrittura pubblicitaria ha sempre coltivato quella letteraria. Ha pubblicato le poesie di Il silenzio non tace (Edizioni Ensemble 2019), Premio Il Meleto di Guido Gozzano e finalista ai Premi Albero Andronico e Poetika, la silloge poetica Minuziosa sopravvivenza (Il Convivio Editore, 2018) che ha ottenuto diversi riconoscimenti, e il romanzo Qunellis, (Giovane Holden Edizioni, 2018), un racconto nero post apocalittico e post umano. Nel 2017 ha vinto il contest Racconti nella Rete con la fiaba Sem fa cucù, inserita nell’antologia edita da Nottetempo. Sem, un magico semaforino che aiuta bambini e animaletti, è protagonista anche del suo ultimo lavoro, la fiaba Sem strapazza i bullazzi (Tomolo-Edigiò Edizioni, 2020). Suoi racconti, fiabe e poesie sono stati finalisti o premiati in numerosi concorsi letterari. Si considera un privilegiato perché ogni giorno realizza il suo sogno: vivere scrivendo.
La stanza della poesia: Roberto Crinò
Roberto Crinò, La dimenticanza da “Ineffabile mutazione”
La dimenticanza
È la notte
la madre paziente
che lenta posa
la sua mano sul viso
il suo orecchio ad ascoltare
la voce esausta
dei figli che il giorno
ha lasciato tribolare
speranzosi in un sì
atterriti da un no.
E nel silenzio del suo manto
ricamo di ombre e stelle
nel canto di una nenia
riposa la mente gravida
di vertigini e precipizi
tutto è immenso
e s’intinge d’un nero pace
mentre il grembo della nutrice
in origine creatrice
accoglie
benda
cura
con unguenti e balsami
di labile dimenticanza
– dopo aver riletto “Elogio della dimenticanza” di B. Brecht
Roberto Crinò è nato a Palermo, il 3 ottobre 1972. Docente di Lettere al Liceo Classico ”Vittorio Emanuele II” di Palermo, scrive versi, prosa e testi di canzoni. Diversi sono i progetti di musica inedita da lui animati come compositore dei testi e di melodie e come cantante, tra questi Le Anomalie, rock band venata di echi letterari. Si è laureato nel 2000 in lettere moderne con una tesi di laurea su “La questione ebraica in Germania durante l’Illuminismo”, scritta in parte presso l’università di Heidelberg (Germania).
Nel giugno 2018 pubblica, per i tipi della casa editrice romana Ensemble, la sua prima raccolta di poesie dal titolo “Le coincidenze significative. Canti di Anomalie e Resilienza”. Nell’ottobre 2019 pubblica, sempre con Ensemble, la sua seconda raccolta poetica dal titolo “Ineffabile mutazione”.
La stanza della poesia: Daniele Ricardo Vaira
Daniele Ricardo Vaira, La carezza è una goccia
Daniele Vaira si è innamorato della poesia, un venerdì, mentre lei guardava da un’altra parte e da allora non ha mai smesso di dichiararsi, regalandole quattro libri autografati. Giornalista professionista e copywriter italo-costaricano, colleziona parole sulla pagina Facebook “Appeso alle parole”. La poesia “La carezza è una goccia” è tratta da “Abbracci Storti” (Ensemble 2019).
La stanza della poesia: Domenico Garofalo
Domenico Garofalo, Angelo vs Demone
Angelo vs Demone
Non cercare parole artefatte
perché tutto è semplice.
Così semplice che la tabellina
del due al confronto è
complessa.
Ti piace nella vita dei tuoi giorni
e nel lavoro che fai
trovare sempre un colpevole
con una sentenza
vicino alla sua distruzione.
Giochi a fare il grande giudice ma
non hai ancora capito un cazzo
di cosa ti puoi trovare davanti ai tuoi occhi,
un mattino all’improvviso.
Tu continui a cercare il demone
dietro il mio volto angelico.
Io continuo a ripeterti di cercare l’angelo
dietro il mio volto da demone.
da Parole sporche 2018
Domenico Garofalo nasce a Torino nel 1959.
Diplomato in elettronica, lavora come Informatore Medico Scientifico per una nota azienda del parafarmaco della provincia di Milano.
Dopo anni passati a gettare nel cestino i suoi scritti, decide nell’autunno del 2012 di conservare tutto. Il cuore e l’anima lo affascinano nelle loro sfumature, e sono presenti in molte sue poesie.
Ottobre 2013 esce la sua prima silloge poetica “ACQUARELLI” edita da Narrativaepoesia di Roma.
Ha pubblicato nel mese di marzo 2015 il secondo libro di poesie, “CAMBIO MATITA” con Alter Ego di Viterbo, presentandolo in prima assoluta davanti a un folto pubblico presso la libreria Belgravia di Torino.
Ha pubblicato con la casa editrice Il Seme Bianco (partner Castelvecchi Editore), nel mese di aprile, 2017 la terza silloge poetica dal titolo “CAFFE’ SCHIUMATO”.
A novembre 2017 è uscito il suo primo romanzo dal titolo “CHIEDI ALLA NEVE” edito dalla DavidandMatthaus.
A novembre 2018 ha pubblicato con Edizioni Ensemble di Roma, la sua quarta silloge poetica, “Parole Sporche”.
Dal 15 febbraio, autopubblicato sulla piattaforma AMAZON in versione EBOOK, una serie di dialomonologhi allo specchio dal titolo: DIO è in mutua: posso aiutarti?
Nel mese di aprile anche la versione cartacea di DIO è in mutua: posso aiutarti? ha visto la luce su AMAZON.
La stanza della poesia: Daniele Cargnino
Daniele Cargnino da “Blu oltremare”

Nato a Torino nel 1987, Daniele Cargnino è videomaker e sceneggiatore di corti, bassista punk e dj per una radio libera torinese. “La sposa nella pioggia” è la sua prima raccolta poetica a cui si è aggiunta nel 2019 “Blu oltremare”.
La stanza della poesia: Giuseppe Settanni
Giuseppe Settanni – Il dipinto senza nome
Il dipinto senza nome
ho pianto una lacrima soltanto
per te e la tua fragilità
in onore di un passato che ha divorato le attese
e il quadro disegnato dalla voce?
l’artista ha rinnegato la sua opera
all’imbrunire di una giornata arida
pesa come un chiodo
l’immagine del vento e della sabbia
che abbracciavano i nostri steli
per bruciarli al caldo
della notte
le grida del tuo tocco soffice e falso
sono un lamento antico
appoggiato alla chiave della memoria
come un torrente silenzioso
si abbandona il mio corpo
Giuseppe Settanni, nato a San Giovanni Rotondo nel 1981, vive a Fano (PU). Laureato in Giurisprudenza, è avvocato e docente universitario. Ha pubblicato il romanzo Nero (Edizioni Palomar, 2010 – Menzione di Merito al Concorso Letterario “Le parole arrivano a noi dal passato” 2019) e la silloge poetica Blu (Edizioni Ensemble, 2019 – Vincitore del Premio Anselmo Filippo Pecci 2019). Con la poesia “Fratture non scomposte” è risultato Vincitore Assoluto al Premio Nazionale di Poesia Inedita Ossi di Seppia, mentre la lirica “Il museo delle mancanze” ha vinto il Premio Ariodante Marianni. La sua poesia “Delirio dell’amore bestiale” ha invece vinto il Premio Roberta Perillo al Concorso “Ciò che Caino non sa”.